Guido Del Giudice, La coincidenza degli opposti. Giordano Bruno tra Oriente e Occidente, presentazione di M. Ciliberto, Di Renzo Editore, Roma 2005, pp. 88, € 9
La chiara e puntuale presentazione di Michele Ciliberto, nel mentre inquadra l’ordine dei problemi in cui si situa il libro di Del Giudice, svolge una doppia funzione. Da una parte fa cenno alla linea interpretativa, da Schopenhauer a Giusso, lungo la quale si muove il saggio; dall’altra ripropone il tema, che fu già di Cassirer e di Aby Warburg, di possibili strutture “trascendentali” del pensiero umano. Indipendentemente dai tempi e dai luoghi, che consentirebbero agli uomini di approntare modelli e archetipi di interpretazione della realtà simili, se non propri identici. In questa ottica, agli occhi di Ciliberto, si giustifica la ricerca di eventuali corrispondenze di aspetti del pensiero di Giordano Bruno. Con alcune dottrine di sapienti e iniziati delle più antiche culture cinese e indiana.
Il merito del lavoro di Guido del Giudice sta proprio nell’instaurare un confronto attento e misurato tra nuclei di queste dottrine orientali e plessi concettuali fondamentali della filosofia di Bruno. Servendosi dell’orientamento storiografico di Lorenzo Giusso e, forse anche, di Anacleto Verrecchia, Del Giudice muove alla ricognizione di “assonanze” e “sintonie” nella piena consapevolezza di dover andare “oltre i limiti di una ricerca strettamente filologica. Sfrutta così, la componente intuitiva della speculazione bruniana”. Lungo questa linea ermeneutica, Bruno viene immediatamente avvertito e considerato come “profeta” e come “uno dei più ispirati ingegni della storia umana”. E, nel Prologo, viene avvicinato alla figura del Cristo, il cui calvario può essere paragonato al cammino del Nolano verso la morte.
Per Del Giudice, Bruno, non avendo a disposizione “strumenti per esprimere e dare una struttura dimostrativa” alle sue idee, ricorre alla “magia naturale” di Ficino, Pico e Cornelio Agrippa, cui “deve la conoscenza dei poteri della mente, che consentono di legare la volontà degli uomini e di trasportarsi lontano con lo spirito”. Ed “è costretto a ricorrere, per l’esposizione e l’argomentazione delle sue illuminate intuizioni” a saperi quali “astrologia, ermetismo, alchimia, teoria dei vincoli, magnetismo”. Di qui, il suo “entusiasmo”, “irrefrenabile fino all’ingenuità e all’esagerazione”, “appena si imbatte nei primi risultati ‘scientifici’, o che a lui sembrano tali”, offerti da Copernico, Tycho Brahe, Mordente. È proprio l’eliocentrismo di Copernico – annota Del Giudice – a consentire a Bruno di elaborare “tutta una serie di concezioni. Dall’infinito effetto dell’infinita causa al concetto di vita-materia infinita, dalla coincidenza degli opposti alla metempsicosi”. Ed a ricavare conseguentemente dall’infinitismo e dalla perdita di centralità dell’uomo nell’universo “la sua etica, la sua epistemologia, la sua critica del linguaggio, il suo antiaristotelismo”.
Del Giudice è certo dello sviluppo parallelo di pensieri analoghi, nel corso del VI secolo a.C., in oriente ad opera di Buddha, Confucio e Lao Tzu e in Grecia ad opera di Parmenide, Pitagora ed Eraclito. Ed è convinto che i comuni “concetti fondamentali di queste filosofie, filtrati attraverso la dottrina di Ermete Trismegisto, trovarono a distanza di più di duemila anni un catalizzatore nel filosofo di Nola”. E si dice colpito dalla “ricorrenza nel pensiero di Giordano Bruno, senza che vi sia l’evidenza di una conoscenza diretta, di motivi propri delle religioni orientali”. E, per lui, “questa è l’ennesima dimostrazione della potente capacità visionaria e intuitiva del Nolano, comune a tutti i grandi iniziati”. Queste consonanze “del suo [di Bruno] pensiero con quello orientale, indiano e cinese – annota Del Giudice – si possono spiegare, a parte gli influssi che gli giunsero dalle opere degli autori greci, solamente con un’affinità e una ciclicità sapienziale, sostenute da una comune visione vicissitudinale del mondo”.
Sulla base di queste convinzioni di fondo, Del Giudice procede nei sette capitoli del libro a evidenziare le concordanze, le affinità e le assonanze che, a suo avviso, legano le dottrine bruniane “alle correnti del pensiero orientale più intuitive e mistiche, anziché più razionali” perché – egli ritiene – “nascono dall’atteggiamento, molto simile, di ferma convinzione che l’intelletto umano non può mai comprendere il Principio, il Tao, mai contemplare direttamente la verità, bensì la sua ombra”. Il punto centrale da cui si irradiano e a cui si riportano i tanti aspetti di questa convergenza dottrinale da Del Giudice, infatti, è indicato nella convinzione secondo la quale “comune è la concezione per cui, al di là delle divinità multiformi, uno è il Principio, comune è il concetto di ascenso e descenso per cui dalla molteplicità dei contrari si giunge all’Uno e viceversa, comune è la visione panteistica e la conseguente fede nella metempsicosi”.
La ricognizione delle consonanze procede in maniera minuta e attenta in tutte le pagine del libro. E’ realizzata sempre a partire dal punto di vista degli “iniziati ai misteri ermetici”, che però non è lo stesso di quello indicato dalla Yates, fuorviante e inducente – a dire di Del Giudice – “ad accreditare una figura di mago ermetico, di stregone, quasi di ciarlatano”, ma sembra essere il punto di vista di quell’ermetismo alchemico, che tra Ottocento e Novecento ha il suo massimo rappresentante in Giuliano Kremmerz. E del Giudice, da “iniziato ermetico” si sente più vicino alla saggezza orientale. Perciò più di una volta evidenzia in Bruno un qualche “retaggio della sua formazione cattolica, che egli non riesce a scrollarsi di dosso”, come ad esempio “l’angosciante sensazione di sostanziale alterità” del Dio “causa” infinita rispetto all’universo “effetto” infinito e il mancato possesso della “stessa imperturbabile serenità” dei saggi orientali. Laddove il buddista trova che “il nirvana è pace, cessazione del desiderio”, Bruno trova che il “furioso” è soggetto al “disquarto”: “non c’è invece quiete, non esiste paradiso per il furioso […]. L’impossibilità di concepire la vera divinità gli preclude un’eterna sopravvivenza in un mondo superiore, lo esclude dalla possibilità di rinascere in un al di là concepito come soggiorno immortale, e lo obbliga quindi al ritorno nel dominio dell’apparenza e alla reincarnazione nel ciclo degli esseri finiti”.
Come ogni buon libro “ermetico”, anche questo di Del Giudice fa uso della figura dell’uroboros, del serpente che si morde la coda, ad indicare la circolarità di ogni evento. Il libro, infatti, aperto con un Prologo in cui si evidenzia il parallelismo tra la figura e la vicenda del Cristo e quelle di Bruno, si chiude con un Epilogo in cui si ritorna su quel parallelismo, nell’occasione allargato per comprendere la figura e la vicenda di un maestro zen, che – contrariamente a Cristo e a Bruno – è lasciato in vita da chi lo minacciava.
Aniello Montano ordinario di Storia della filosofia nella Facoltà di lettere dell’università di Salerno
Domenica, 3 Luglio 2005 Guido del Giudice, “La coincidenza degli opposti
Giordano Bruno tra Oriente e Occidente”, Di Renzo editore, pp. 81, euro 9,00 di Gerardo Picardo
Sui rapporti di Giordano Bruno con il pensiero orientale si è poco insistito. Colma questo deficit l’agile volume di Guido del Giudice, che mostra il Nolano come un’architrave del dialogo tra i due polmoni di pensiero della civiltà, Oriente e Occidente. Le poche tracce, rinvenute nei testi e nella biblioteca ideale dell’ex frate di S. Domenico, si esauriscono ai confini dell’Egitto ermetico e del pitagorismo. A giudizio dell’autore, invece, “basta spingersi oltre i limiti di una ricerca strettamente filologica per rintracciare nel suo pensiero idee straordinariamente simili a quelle di filosofie lontane nel tempo e nello spazio”. Un sentiero ideale congiunge dunque le rive del Gange alle sponde del MarEgeo, le alture tibetane ai contrafforti del Monte Cicala, presso Nola. Per il filosofo europeo il podio della ‘prisca sapientia’ era tutto orientale, e l’Egitto occupava in questa speciale classifica il gradino più alto. L’infinità dei mondi si salda con l’infinità del Principio vitale e dell’Energia animatrice, per cui l’universo finisce per coincidere con Dio nella sua forma comunicata, l’unica a noi intellegibile. Ma è soprattutto la dottrina della coincidenza degli opposti che cuce il pensiero bruniano a quello orientale, insieme alla concezione dell’ombra che è “punto de l’unione” tra tenebra e luce, bene e male, vero e falso.
Venerdì, 22 aprile 2005
IL SAGGIO | Oggi si presenta “La coincidenza degli opposti” di Guido del Giudice L’Occidente e l’Oriente uniti dalla spiritualità:Giordano Bruno lo aveva intuito nei suoi studi di Armida Parisi
La teoria della coincidenza degli opposti è uno dei capisaldi del pensiero di Giordano Bruno, il filosofo nolano condannato a morire bruciato sul rogo dall’Inquisizione agli albori dell’età moderna, nel XVII secolo.
Lo ritenevano un eretico perché rivendicava l’autonomia del pensiero in un’epoca in cui il dogma era sovrano. E proprio “La coincidenza degli opposti” (Di Renzo Editore) si intitola il nuovo libro di Guido del Giudice, il medico napoletano che a Giordano Bruno ha dedicato buona parte delle sue energie intellettuali al punto che ha persino realizzato un sito internet dedicato a lui (www.giordanobruno.info).
Ma gli “opposti” di cui il libro tratta sono il pensiero occidentale e quello orientale, fondati sul razionalismo logico deduttivo il primo, su un approccio naturalistico intuitivo il secondo, e tuttavia tendenti – è questa la tesi di del Giudice – ad una reciproca interazione proprio negli studi di Giordano Bruno.
Passando infatti in rassegna i concetti-chiave delle religioni orientali, dal taoismo al buddismo, mediate dal sapere ermetico dei testi di alchimia e magia naturale, l’autore formula e discute con dovizia di argomenti un’ipotesi di lavoro assai suggestiva: quella secondo cui, indagando con onestà intellettuale ed acume spirituale il mistero della vita attraverso l’osservazione dei fenomeni naturali, non si può non giungere alla scoperta della loro matrice unitaria, divina, essenziale, sovrannaturale e immanente al tempo stesso. E ciò, naturalmente, indipendentemente dalla religione professata.
Perché molti, a ben vedere, sono i punti di contatto fra le diverse visioni che le religioni danno dell’esistenza. In particolare è l’individuazione dell’origine della vita in un principio unitario, “Eis kai monos”, “l’uno e il solo”, che accomuna la visione bruniana dell’anima mundi a quelle del Buddha e del Tao. “È dunque l’universo uno, infinito, immobile” afferma Bruno e, scrivendo così, sembra riprendere e amplificare un pensiero noto in un’altra parte del tempo e dello spazio: “Vi è un essere all’origine sconosciuta che fu avanti il cielo e la terra, non percepibile dai sensi e indeterminato; esso è la madre di tutto ciò che è.
Non gli conosco nome. Lo indico con la parola principio” sentenzia Lao Tzu, che fa eco ai testi dell’induismo: “Oltre il potere della spada e del fuoco, oltre il potere dell’acqua e del vento, lo spirito è presente, onnipresente, immutabile, inamovibile e sempre Uno”. Mentre i testi sacri dei Veda parlano di un’unica anima universale, il Brahman, che si manifesta nell’universo attraverso diversi gradi di perfezione. Corrispondenze tanto evidenti da non poter essere casuali. Del Giudice ipotizza che la conoscenza delle religioni orientali, da parte di Giordano Bruno, sia avvenuta progressivamente, attraverso la mediazione degli scritti di Ermete Trimegisto, che costituivano la sua chiave di accesso alla pratica alchemica.
Il libro sarà presentato oggi alle 16 all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dove, oltre all’autore, interverranno Michele Ciliberto e Aniello Montano, entrambi ordinari di Storia della filosofia.
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Venerdì 22 aprile 2005
Il Bruno di del Giudice tra Oriente e Occidente di Stefania Del Gaizo
E’ un’analisi del filosofo nolano che va al di là dei territori tradizionali quella che propone Guido del Giudice nel suo “La coincidenza degli opposti”, Di Renzo editore. Un’analisi che sceglie di partire dai rapporti tra Giordano Bruno e la cultura orientale, prendendo le distanze dal contesto culturale occidentale. Ad interessare Del Giudice, appassionato bruniano, non è tanto il martire della libertà, quanto il filosofo capace di fondere scienza ed essoterismo, nel rispetto della teoria dei grandi iniziati dell’umanità che sembra rintracciare una sorta di continuità nella dottrina esoterica. Così non è strano ritrovare in filosofi appartenenti ad epoche diverse, visioni della realtà profondamente affini.
Scrive Ciliberto nella sua bella prefazione: «Sarebbe troppo facile dire che sullo scrittoio di Bruno non c’erano né testi buddistici né scritti di Lao tse. Resta il fatto che queste assonanze ci sono e non solo sul punto della metasomatosi, che è il più ovvio. Esistono sintonie più profonde che riguardano anzitutto il concetto di divino e quel caposaldo teorico che è il concetto bruniano di materia.
Sono sintonie e assonanze che pongono complessi problemi di ordine teorico, con i quali si sono misurati pensatori come Cassirer e Aby Warburg….Pongono anzitutto il problema di quelle che si potrebbero definire strutture trascendentali del pensiero umano, dalle quali sgorgano sintonie e assonanze di ordine filosofico o religioso che prescindono dalle fonti tradizionalmente considerate».
«Al di là del tempo e dello spazio, dunque, – scrive Del Giudice – Giordano Bruno si pone a colloquio con Pitagora ed Eraclito non meno di quanto le sue idee si confrontino con i bramani o i padri del taoismo». Il riferimento è alle correnti del pensiero orientale più intuitive e mistiche, secondo cui l’intelletto umano non può mai arrivare a comprendere il principio, il Tao.
Consonanze, quelle esistenti tra Bruno e la filosofia orientale, sia essa indiana o cinese, che appaiono ancora oggi misteriose se è vero che tracce del pensiero orientale poterono arrivargli filtrate soltanto attraverso le opere dei filosofi greci. Si va così dalla concezione monistica che individua un Principio comune, malgrado l’esistenza di divinità multiformi, alla fede nella metempsicosi, fino al concetto di ascenso e descenso che vede l’Uno, il Principio, scaturire dalla moltitudine dei contrari.
O ancora la riscoperta dell’Egitto ermetico, che gli appare civiltà favolosa, “sedia e colonna del cielo”, depositaria di quel panteismo traboccante da cui deriverebbero tutti gli altri culti. Ad impreziosire il volume la copertina firmata da Felice Storti che pare celebrare con colori e forme il matrimonio di Oriente e Occidente.
Il libro sarà presentato questo pomeriggio, alle 16, a Palazzo Serra di Cassano a Napoli dal professore Michele Ciliberto, ordinario di storia della filosofia presso la facoltà di lettere dell’Università di Pisa e il professore Aniello Montano, ordinario di storia della filosofia all’Università di Salerno. L’iniziativa è promossa dall’Istituto Italiano per gli studi filosofici.
N° 7, mercoledì 6 aprile 2005 Bruno, un filosofo in odor di Buddhismo di Rita Bugliosi
Tanti sono stati i filosofi e le correnti di pensiero cui Giordano Bruno è stato accostato. Suoi ispiratori sono considerati i Pitagorici, i Platonici, Aristotele, gli Scolastici, S.Tommaso ed Erasmo da Rotterdam. In qualche modo debitori nei suoi confronti vengono giudicati Galilei, Keplero Spinosa, Leibniz e Cartesio. Ma di tutt’altro genere è il legame che individua Guido del Giudice nel suo volume “La coincidenza degli opposti” (Di Renzo Editore, Roma): il medico napoletano mette infatti in contatto il pensatore nolano con la tradizione orientale. “…i principi della filosofia di Bruno scrive del Giudice – lo avvicinano alle correnti del pensiero orientale più intuitive e mistiche, anziché a quelle più razionali, perché nascono dall’atteggiamento, molto simile, di ferma convinzione che l’intelletto umano non può mai comprendere il Principio, il Tao, mai contemplare direttamente la divinità, bensì la sua ombra”. Assonanze interessanti, dunque, esposte dall’autore in una forma chiara, che rende la sua opera adatta ad avvicinare a questa interessante figura anche i non addetti ai lavori.
da Theoréin
Aprile 2005
Guido del Giudice, “La coincidenza degli opposti Giordano Bruno tra Oriente e Occidente” di Romina Officioso
Lo scrittore Guido del Giudice nel saggio La coincidenza degli opposti riporta in auge l’affascinante figura di un uomo del Cinquecento che, fiero e sicuro delle sue ideologie e del suo esistere, sfidava l’ignoranza bieca e distorta della chiesa, noncurante della sua incolumità fisica. Ci si riferisce al filosofo nolano, Giordano Bruno. “Non devo né voglio pentirmi, non ho di che pentirmi né ho materia di cui pentirmi, e non so di che cosa mi debba pentire” (cit. p 19 dal testo omonimo) Con questa affermazione, difatti, proclamata di fronte al Tribunale d’Inquisizione, istituito dalla Chiesa durante la Controriforma, Bruno Giordano firmava la sua condanna a morte, perché sostenitore dei principi copernicani e non di quelli tolemaici propugnati dal clero. L’atto coraggioso e consapevole del filosofo nolano avrebbe fatto di lui, agli occhi dei posteri, un simbolo indelebile di coerenza e di sacrificio del suo tempo. Ma, il punto di vista di Guido del Giudice ne La coincidenza degli opposti non si ferma solo all’analisi storica del nolano, poiché in particolare lo studioso consta nell’individuare alcuni degli elementi della filosofia e del pensiero di Bruno Giordano in chiara assonanza con i principi fondamentali delle filosofie buddista e taoista. I numerosi esempi e riferimenti che l’autore offre al lettore, soprattutto a proposito della concezione del divino come principio e fine di tutto, creano i giusti presupposti per ritenere attendibili tali supposizioni. La tematica e la freschezza stilistica del saggio La coincidenza degli opposti permettono, quindi, al fruitore dell’opera di acquisire non solo informazioni storiche inerenti ad un periodo così controverso e stigmatizzato, quale quello della Controriforma, ma di concepire con più chiarezza la figura di un personaggio, Bruno Giordano, incompreso per il suo tempo, perché troppo all’avanguardia, e pertanto così ammirato dalle generazioni contemporanee.
Sabato 5 marzo 2005
Bruno e l’orientedi Giancristiano Desiderio
Giordano Bruno un orientale? L’ipotesi è suggestiva. Il pensiero del Nolano sembra avere più di un punto in comune con il buddismo e il pensiero cinese. Ci sono, certo, rilevanti differenze, ma anche elementi di contatto. La relazione tra Bruno e il pensiero orientale fu già notata da Arthur Schopenhauer e da Paul de Lagarde (entrambi nutrivano interessi per l’Oriente). Ma non è stata mai approfondita in modo sistematico, né è stata presa seriamente in considerazione. Eppure, nessun altro filosofo è stato così variamente interpretato come Giordano Bruno, tanto che in lui si è visto di volta in volta l’anticipatore di Spinoza e di Hegel, vi si è visto un naturalista e “un darwiniano prima di Darwin”, come scriveva sul finire nell’Ottocento Felice Tocco.
Ma tra le tante interpretazioni del pensiero bruniano, da quella magica e ermetica a quella panteista e romantica e prescientifica fino a quella civile e risorgimentale, non c’è quella orientale. Almeno fino a ora. Sì, perché il libro di Guido Del Giudice, “La coincidenza degli opposti. Giordano Bruno tra Oriente e Occidente” (Di Renzo Editore), viene ora a riempire questa lacuna o ad avviare un filone di studi che, come sottolinea Michele Ciliberto nella presentazione del testo, merita di essere proseguito.
Guido Del Giudice è un medico e filosofo napoletano che, spinto dalla sua passione per il filosofo di Nola e dalla sua indubbia competenza della sua opera, nel 1998 ha creato il sito internet www.giordanobruno.info. In poco tempo il sito è diventato un punto di riferimento per appassionati e studiosi di tutto il mondo. Ma su cosa si basa il confronto che il bruniano Guido Del Giudice fa tra la filosofia di Bruno e il pensiero occidentale?
Sullo scrittoio di Bruno non c’erano di certo né i testi buddistici né gli scritti di Lao tse. Le assonanze, però, tra i due mondi – nota lo stesso Ciliberto – ci sono e riguardano punti qualificanti del pensiero bruniano: il concetto del divino e “quel caposaldo teorico che è il concetto bruniano di materia”. La “filosofia nolana” viene spiegata e dispiegata da Del Giudice attraverso la sentenza e visione del “Corpus Hermeticum” di Ermete Trimegisto: “Il divino è principio, è natura, attività, necessità, fine e rinnovamento”. Nel pensiero di Bruno è all’opera il problema classico della filosofia greca e della filosofia tout-court: il rapporto tra l’uno e i molti.
Se il Cusano portava a vanto della cristianità il fatto di onorare la pura verità assoluta, Bruno concordava con il suo maestro sulla ineffabilità dell’Uno ma vedeva nella molteplicità l’opera stessa di Dio e il modo in cui l’infinito si manifesta in modo infinito. Al di là dei singoli casi e delle analogie e delle similitudini, il confronto del pensiero del Nolano con l’Oriente pone il problema delle strutture trascendentali del pensiero umano o, con parole più povere e più comprensibili, quell’orizzonte di senso in cui si imbriglia la mente umana quando tocca i concetti di essere, nulla e divenire. In Bruno, che non a caso è un filosofo importante tanto nella tradizione italiana che in quella più ampia dell’Europa, il tema di Parmenide, Eraclito, Platone, ma anche di Schelling, Hegel, Croce, Gentile, Heidegger, Severino è centrale. E’ il tema dell’essere e del non-essere che è presente anche nel pensiero orientale e cinese, per quanto in questa tradizione venga declinato in altro modo e, soprattutto, metta capo a una forma di vita diversa.
Ma l’aspetto forse più interessante del libro di Guido Del Giudice è nel modo in cui maneggia il pensiero del Nolano: non si tratta, infatti, di uno studio da specialisti e per specialisti, bensì di un libro “per tutti e per nessuno”. A conferma della grande ricchezza umana dell’opera di Bruno che alimenta, come poche altre, un pensiero vivo e per la vita, piuttosto che una bibliografia accademica.
Domenica 20 Febbraio 2005
In libreria “La coincidenza degli opposti” di Guido del Giudice sul filosofo nolano Giordano Bruno, Profeta dell’Infinito di Roberto Giovenco
Ogni 17 febbraio un fremito scuote le coscienze di tutti gli uomini di libero pensiero: in questo giorno, nel 1600 ardeva sul rogo a Campo de’ Fiori Giordano Bruno, uno dei più grandi pensatori dell’umanità, condannato come eretico dal Tribunale dell’Inquisizione, dopo otto anni di prigionia e un processo che segnò una delle pagine più oscure della Chiesa di Roma, ma anche uno dei momenti più alti della civiltà occidentale.
Quest’anno, in occasione della ricorrenza, Guido del Giudice, medico napoletano, dedica al filosofo di Nola, un interessante ed originale saggio, dal titolo “La coincidenza degli opposti. Giordano Bruno tra Oriente ed Occidente”. L’autore è uno dei più apprezzati esperti del filosofo. Oltre ad aver creato sette anni fa il più completo e visitato sito internet sull’argomento: www.giordanobruno.info, che diede il titolo, nel 2000, ad un altro fortunato libro. In questo secondo saggio bruniano ancora una volta non smentisce la sua passione e profonda conoscenza dell’insigne pensatore del Rinascimento, evidenziandone un aspetto innovativo del pensiero, ricco di fascino e di fermenti filosofici ed intellettuali. Fondando la sua ricerca sulla natura iniziatica dei grandi profeti dell’umanità, della cui schiera Bruno a buon diritto fa parte, del Giudice rintraccia negli insegnamenti di Pitagora, Ermete ed Eraclito il tramite tra la Nolana filosofia e il grande pensiero orientale dell’Egitto, dell’India e della Cina. Le antiche dottrine ermetica, egizia, greca, contenevano già in embrione i principi generatori dell’intuizione sovvertitrice dell’infinità dell’universo e della concezione dell’unità degli opposti, che stanno alle radici sia della concezione orientale del mondo che di quella bruniana.
Come osserva Michele Ciliberto, presidente dell’Istituto Studi sul Rinascimento, nella presentazione che dà ulteriore pregio al libro: “Nel suo lavoro Guido del Giudice ha precisamente questo doppio merito: aprire gli studi bruniani verso prospettive non ancora e non sempre considerate in modo adeguato; sollecitare il lettore a confrontarsi con delicati problemi teorici, che riguardano la struttura complessiva – universale, si potrebbe dire – del pensiero umano”. La filosofia nella sua massima espressione si concretizza, in Bruno, come nei mistici orientali, nella ricerca dell’Uno, nella contemplazione della Natura e nello sforzo di cogliere l’invisibile nel visibile, l’unità nella molteplicità.
“Sarebbe troppo facile dire – continua Ciliberto – che sullo scrittoio di Bruno non c’erano né testi buddistici né scritti di Lao tse. Resta il fatto che queste assonanze ci sono, e non solo sul punto della metasomatosi, che è il più ovvio. Esistono sintonie più profonde che riguardano anzitutto il concetto del divino e quel caposaldo teorico che è il concetto bruniano di materia”.
In ogni caso, vengano da oriente o da occidente, si chiamino Bruno, Buddha o Gesù, il messaggio fondamentale che questi grandi iniziati ci hanno lasciato è lo stesso: lo spirito umano può evolversi, fino a raggiungere le più alte mete, solo con la tolleranza e non con l’imposizione del dogma.
Fu questo lo spirito con cui nel settembre del 1599, messo alle strette dalle intimazioni del Santo Uffizio di abiurare i capisaldi della sua filosofia, Bruno prese la decisione di non cedere fino alle estreme conseguenze, affrontando il martirio. Un saggio, quello di Guido del Giudice, che merita una collocazione di rilievo nell’itinerario critico bruniano. Un testo che fornisce, soprattutto ai giovani, un suggestivo stimolo alla conoscenza del filosofo Nolano. Finezza dell’esposizione e poliedricità dei contenuti.
da Italia Sera
martedì 15 febbraio 2005
Un Libro sul Filosofo Giordano Bruno di Sabrina Parsi
Guido del Giudice, autore dell’interessante sito www.giordanobruno.info , annuncia l’uscita del suo secondo libro dedicato al filosofo nolano: “La coincidenza degli opposti. Giordano Bruno tra Oriente e Occidente”. E’ un saggio edito dall’editore romano Di Renzo, da sempre vicino alle tematiche bruniane, che si avvale della prestigiosa presentazione del prof. Michele Ciliberto, il maggiore esperto mondiale sul filosofo. La presentazione ufficiale dell’opera è prevista per il giorno 22 aprile presso la sede dell’Istituto Studi Filosofici a Palazzo Serra di Cassano in Napoli. Saranno relatori i professori Michele Ciliberto ed Aniello Montano. Per ulteriori approfondimenti consultare le pagine web (www.giordanobruno.info).
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