Il medico bergamasco Guglielmo Grataroli (1516-1568)
è un altro di quei valorosi ingegni rinascimentali, il cui destino e la cui esperienza intellettuale furono indelebilmente segnati dal tormentoso conflitto tra scienza e fede. Animato da una indomabile indipendenza di pensiero e da un carattere pugnace, incorse presto nei rigori dell’Inquisizione veneta. Le sue esternazioni anticlericali e le simpatie per la Riforma lo fecero bollare come luterano della peggior specie. Fu prima costretto ad abiurare e poi, dichiarato «heretico pertinace et relapso et schandaloso et infame», condannato in contumacia alla decapitazione con successivo rogo del corpo.
Si era intanto rifugiato a Basilea, città che divenne la sua seconda patria, gli diede fama e rispetto,
e lo accolse nel consiglio della facoltà di medicina.
Un commento
"Giordano Bruno - Epistole latine" - Guido del Giudice